
a dieci anni a chi uccide in stato
di ebbrezza
Condanne degne di un mafioso per gli ubriachi al volante che provocano incidenti mortali: dieci anni. Pene «toste» per i pedofili che adescano i minori di 16 anni «anche attraverso l’uso di internet»: da uno a tre anni. Un premio ai testimoni di giustizia che con le loro dichiarazioni diano importanti contributi alla lotta a mafia, camorra e ‘ndrangheta: saranno assunti nella pubblica amministrazione. E poi, tre anni di carcere a chi manda i minori a fare accattonaggio, equiparazione dei reati che provocano allarme sociale a quelli di mafia o terrorismo, guardie armate sugli aerei in volo per il mondo, sequestri più rapidi dei beni delle holding criminali, espulsioni più facili dei cittadini comunitari per motivi di ordine pubblico anche ad opera dei prefetti, obbligo della custodia cautelare per reati come il furto e lo scippo.
C’è di tutto e di più nel pacchetto sicurezza che oggi, dopo rinvii, polemiche e veti incrociati, verrà presentato in Consiglio dei ministri dal Guardasigilli Mastella e dal ministro dell’Interno Amato. Un pacchetto «spacchettato» in quattro diversi disegni di legge: il primo contiene «disposizioni in materia di illegalità diffusa e sicurezza dei cittadini»; il secondo riguarda i «reati di grave allarme sociale e di certezza della pena»; il terzo si occupa di terrorismo e immigrazione clandestina e dell’istituzione di una banca dati nazionale del Dna; l’ultimo, ma il più importante, individua «norme di contrasto alla criminalità organizzata» come le misure di prevenzione, di cui si occuperanno le Direzioni distrettuali antimafia, l’eliminazione del patteggiamento per i responsabili di reati di criminalità organizzata al processo d’appello, lo snellimento delle procedure per il sequestro dei beni. «E’ un punto chiave, quello dell’abolizione del patteggiamento per i mafiosi in appello – spiega il viceministro dell’Interno Marco Minniti -, perché un paese serio non può dire che la mafia è il primo nemico e poi permettere a un mafioso di avere sconti di pena».
«Domani ci saranno discussione e confronto, ma si va per approvare il documento», commentano fonti di Palazzo Chigi. Ma il governo non si presenta compatto a questo appuntamento. La nuova strategia per la sicurezza del paese non piace alla sinistra radicale e alla Rosa nel Pugno, convinte che il pacchetto sia «demagogico e di pura propaganda»: le critiche riguardano soprattutto il giro di vite sulla custodia cautelare, la banca dati del Dna, la «stretta» sull’immigrazione, l’aumento dei poteri ai sindaci in materia di sicurezza urbana. Si profila un’astensione e una richiesta di rinvio dei ministri Pecoraro Scanio, Bianchi, Ferrero, Mussi e Bonino i quali, però, sanno bene che la partita non è persa. Scongiurato il rischio di un decreto legge, in quanto tale non emendabile, hanno dalla loro i tempi biblici dell’iter dei disegni di legge e la possibilità che il pacchetto sia modificato, o subisca stralci, in sede di commissione e poi in aula. L’opportunità di presentare le nuove misure sotto forma di disegno di legge sarebbe stata indicata anche dal Quirinale, consapevole del fatto che l’ampiezza dei provvedimenti e delicatezza dei temi in discussione impongono un’attenta riflessione. Certo è che il pacchetto sicurezza tocca i temi di grande impatto sull’opinione pubblica, a cominciare da quello sulla certezza della pena. In alcuni punti il testo originario è stato modificato. Per i reati che provocano allarme sociale c’è l’equiparazione a quelli di mafia o terrorismo: per gli imputati di furto, scippo, rapina, violenza sessuale, pedofilia, anche di incendio boschivo, ci sarà il processo immediato, e in appello non sarà più possibile il patteggiamento. Con questo sistema i condannati con sentenza definitiva non potranno più beneficiare della sospensione della pena e godere di misure alternative al carcere. E ancora: c’è un giro di vite sul grande business della contraffazione, ma anche un ampliamento dei poteri dei sindaci cui viene concessa la possibilità di emettere ordinanze nei casi di attentato alla sicurezza urbana o di fatti che arrechino grave pregiudizio al decoro urbano: nel mirino, insomma, ci sono anche i vu’ cumprà e i semplici ambulanti che vendono false griffe.