
Camminava calmo, riflettendo, conversando. Con la sigaretta in una mano e La Russa nell’altra.
Un mese fa, con lo stesso rallenty di gesti e di parole, Fini è comparso tra le sterpaglie di Tor Di Quinto, periferia romana, dove una manciata di ore prima era stato ritrovato il corpo massacrato di Giovanna Reggiani. Anche lì a documentare tanta afflizione c’erano cameramen, fotografi, taccuini. La sigaretta per una volta era spenta, La Russa invece rimaneva acceso.
Durante le sue passeggiate Gianfranco Fini si attiene al tema che di volta in volta suggeriscono il paesaggio e l’evento. A Tor Di Quinto ha dettato asciutti strali contro l’immigrazione clandestina, i campi rom e le lentezze burocratiche delle espulsioni. Per poi chiedere le dimissioni del sindaco e in subordine del governo.
A Napoli era ancora più facile: abbasso la spazzatura, abbasso Jervolino, Bassolino, Prodi. Sempre turandosi il naso e la memoria. Sempre dimenticando di essere stato per cinque anni al governo. Sempre buttando la cenere per terra, un po’ di propaganda in prima pagina e un La Russa che segue.
Segnalazioni
Il 10 gennaio al Teatro Quirino di Roma, Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio presentano Mani sporche insieme a Roberto Scarpinato, Procuratore aggiunto Antimafia di Palermo e David Lane, corrispondente dall’Italia dell’Economist.

permalink | creato da pino_corrias il 9/1/2008 alle
il mio commento
commento di ivo serentha – lasciato il 10/1/2008 alle 23:39
Per la serie di quanto sia piccola,piccola,la nostra classe dirigente.
Ecco il capolavoro d’articolo del fenomenale giornalista di Libero.
PIANGONO E FOTTONO di OSCAR GIANNINO
È Napoli il problema d’Italia, non il contrario. Ieri la pressione ci è salita alle stelle, leggendo sul Corriere della Sera Raffaele La Capria affermare invece che è l’Italia, il problema di Napoli. Non scherziamo, don Raffaé. Io i vostri libri li ho letti. Tutti. L’ultimo, dedicato al canillo Guappo che veniva con la bandana in redazione dove lavoravo, mi ha fatto piangere. Ma la grande stima per la vostra mano di scrittore è un conto. L’acquie scienza verso quella che è una solenne e monumentale sciocchezza, questo mai. Tutta questa vicenda della monnezza ha come responsabili, protagonisti e comprimari, politici napoletani e campani. È lo specchio della malattia che grava su quella città. Negarlo e dare la colpa a noi sono di Torino – comporta l’obbligo di rispondervi in un sol modo: non rivoltate la pizza, sporchi terroni. Sì, ter-ro-ni. Don Raffaè, lo so che vi scuoterà l’occhio d’indignazione, nel leggere che uso tale durezza, un termine che la polemica “civile” vorrebbe relegato solo alle intemperanze di pochi facinorosi razzisti.
Da libero del Feltri nazional popolare….
Bravo Ivo, sai scovare articoli sempre interessanti… e condivisibili!Buona giornata Anna
Ciao Anna, cerco nel modestissimo spazio di diffondere articoli e commenti interessanti, difusamente omessi dai mezzi mediatici.
Un saluto a te,Ivo.